giovedì 1 marzo 2012
Comunicare le emozioni con i gesti
Studi scientifici hanno stabilito che la maggior parte della comunicazione si svolge attraverso il canale non verbale: se le parole si riferiscono a che cosa si intende dire, il linguaggio del corpo serve per esprimere il modo in cui dirlo. Per comunicazione non verbale si intende quindi l’espressione del volto, la postura, il tono della voce, lo sguardo, i movimenti del corpo e i gesti effettuati con le mani.
L’antropologo inglese Desmond Morris, autore dell’originale libro “La scimmia nuda” in cui analizza l’uomo in quanto appartenente all’ordine dei primati, sostiene che gli individui hanno in comune con le scimmie antropomorfe la maggior parte degli schemi di comportamento, come i rituali di corteggiamento, il modo di esprimere la rabbia e la paura, le strategie di cooperazione sociale oppure di competizione con gli altri. In tal senso, i gesti effettuati con le mani diventano un modo per entrare in contatto con il mondo, trasmettono le nostre intenzioni e veicolano messaggi molto significativi dal punto di vista evolutivo. Talvolta queste intenzioni sono in contrasto con quanto detto a parole, perciò anche attraverso l’osservazione dei gesti delle mani e non soltanto dell’espressione del volto, si possono intuire eventuali bugie e reticenze da parte dell’altro.
Secondo un altro luogo comune molto diffuso, il gesticolare sarebbe un tratto caratteristico di persone poco istruite o di estrazione sociale povera: da ricerche condotte di recente presso l’Università di Chicago, sembra invece che lo sviluppo cognitivo sia positivamente influenzato dal saper gesticolare in modo appropriato i propri stati d’animo e i pensieri astratti.
La gestualità, perciò, contribuisce ad aumentare la capacità di memorizzazione, oltre ad influire sul modo in cui gli altri ricorderanno ciò che volevamo comunicare con il linguaggio parlato, per non dire poi dell’importanza che la gestualità ha nel persuadere le persone circa quelle che sono le nostre convinzioni più profonde. Ne sanno qualcosa anche i politici di successo di ogni latitudine, i quali ben sanno come il corretto uso dei gesti durante le loro orazioni e comizi sia fondamentale per veicolare i messaggi giusti ai potenziali elettori. Fin dai tempi del celebre duello televisivo Nixon – Kennedy, quando il candidato democratico surclassò il rivale repubblicano grazie alla maggiore espressività del volto e dei gesti delle mani (che all’elettore medio americano comunicavano rassicurazione e fiducia) gli esperti di comunicazione hanno compreso l’importanza del linguaggio non verbale per raccogliere i voti degli elettori. Queste strategie erano già conosciute anche in precedenza, basti pensare ai tristemente famosi comizi di Hitler, il quale non lasciava mai nulla al caso: infatti, studiava a tavolino i suoi movimenti e i gesti oratori guardandosi di fronte ad uno specchio, provando e riprovando più volte i passaggi delle orazioni che erano maggiormente cariche emotivamente e che pertanto avevano la funzione d’impressionare il pubblico. Oggi possiamo dire che i gesti e i movimenti dei politici di tutto il mondo somigliano sempre di più a quelli di attori intenti a recitare una parte, con sfumature diverse a seconda della cultura di appartenenza: se i gesti dei politici di lingua anglosassone appaiono più misurati e convenzionali, mentre quelli dei paesi nordeuropei riescono più di altri a controllare l’emotività, i gesti dei politici francesi, spagnoli, italiani e dei paesi mediterranei in genere, tendono a lasciarsi andare a gesti più ampi e frequenti, che partono dal basso verso l’alto. Un tale gesticolare è indice di come si lascino trascinare maggiormente dalle emozioni durante le loro orazioni e di come puntino a coinvolgere gli elettori dal punto di vista emotivo piuttosto che di quello mentale.
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