Intelligenza emotiva e casualità

Intelligenza emotiva e casualità
Manuale di scienza pratica dell'imprevedibile

martedì 10 gennaio 2012

Randy Pausch e l’arte di realizzare i propri sogni


Randy Pausch è stato un professore d’informatica che lavorava presso la Carnegie Mellon University della Pennsylvania. Ha tenuto la sua ultima lezione pubblica il 18 settembre 2007, nell’ambito di un ciclo di conferenze in cui ognuno dei relatori, nella condizione ipotetica di avere soltanto l’ultima possibilità per farlo, doveva immaginarsi quali insegnamenti di vita avrebbe provato a comunicare al pubblico se avesse saputo di stare per morire.
Per Pausch questa non era una mera possibilità, poiché gli era stato diagnosticato un tumore al pancreas e perciò aveva davanti a sé un’aspettativa di vita di soltanto pochi mesi. Nonostante fosse a conoscenza della sua morte, Pausch non si perde d’animo ma cerca di reagire con forza ed energia, impiegando il tempo che gli resta da vivere in modo da lasciare in eredità ai suoi figli e a tutte le persone che conosce  tutto ciò che ha imparato durante la sua esistenza.
Nel rievocare i suoi ricordi d’infanzia, si sofferma sui sogni che aveva da ragazzino, sottolineando come fosse relativamente più facile, rispetto ad oggi, sognare in un’epoca in cui gli uomini erano appena sbarcati sulla Luna e ogni conquista intellettuale sembrasse alla portata di tutti. Pur ricordando che le sue vecchie foto ritraggono un ragazzo che sorrideva sempre, Pausch dedica molta attenzione ai sogni che non è riuscito a realizzare, come ad esempio quello di diventare un lanciatore professionista di una squadra di baseball. Infatti, anche se non ha realizzato questo desiderio, Pausch afferma che ha imparato comunque tantissimo sulla vita e su se stesso nel cercare di diventare un giocatore di baseball, perché in fondo “la vera esperienza è ciò che ottieni quando non ottieni ciò che desideri”. Siccome sono le nostre aspettative a guidarci nelle scelte che facciamo ogni giorno, è proprio quando le cose vanno storte (alcuni invocherebbero la ben nota legge di Murphy, per cui se un evento non è ancora andato male, esso ben presto lo sarà!) che mettiamo in azione risorse e capacità che non sapevamo di avere, oltre ad imparare qualcosa di nuovo che prima ignoravamo e quindi non ci aspettavamo potesse accadere. Inoltre, grazie al suo vecchio allenatore di baseball, Pausch ricorda di avere imparato che quando una persona ci corregge, spronandoci a dare di più, ciò accade perché ha a cuore il nostro futuro e quindi vuole che riusciamo a trarre il massimo da ogni situazione che accade.
La seconda parte di questa conferenza è incentrata sul fatto che gli ostacoli che tutti noi incontriamo lungo il cammino, lungi dall’impedirci di raggiungere i nostri obiettivi, spesso possono servire per farci capire quanto davvero teniamo a perseguire una meta, quanto essa ci sta a cuore. Esistono persone che hanno avuto una vita in discesa oppure che più semplicemente cercano di evitare ogni ostacolo, ma in realtà esse tenderanno a vivere in maniera più superficiale perché non hanno mai davvero combattuto per ottenere quello che desiderano e soprattutto non si sono mai resi conto delle cose che più stanno loro a cuore, avendo già rinunciato in partenza ad affrontare eventuali difficoltà. In questa prospettiva, la fortuna diventa quel momento in cui “la preparazione incontra l’opportunità”.
Infine, nella terza parte Pausch affronta l’argomento del rapporto con gli altri: secondo lui, le persone non sono mai veramente malvagie, poiché in ognuna c’è sempre qualcosa di buono con cui cercare di rapportarsi, basta soltanto fornire loro il tempo a sufficienza per dimostrarlo. Tale concetto è simile a un altro espresso da Einstein, secondo il quale non esistono persone completamente malvagie, poiché “anche la peggiore persona di questo mondo è migliore di tutte le altre in almeno qualche cosa”. Rogers, un famoso psicologo americano che ha compiuto studi approfonditi sull’empatia, riteneva che ogni persona che abbiamo di fronte stia comunque cercando di fare del suo meglio in una fase spesso difficile della sua vita. Probabilmente questi concetti non sono veri in assoluto, però contengono nella loro formulazione un invito a comportarsi “come se“ così fosse: un tale atteggiamento mentale, infatti, rende ognuno di noi più tollerante verso le idee e le sensazioni degli altri, insegnandoci a entrare in relazione con le parti migliori degli altri. Infatti, sempre secondo Pausch, se impariamo a essere più tolleranti verso il prossimo e ad avere più fiducia negli altri e più in generale verso la vita, allora “può anche capitare che siano i sogni a venire da noi”.



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