Esistono tante forme di autoinganno, le quali accadono quando le persone distorcono la realtà che vedono intorno a loro per effetto di desideri, speranze o semplicemente per l’incapacità di reagire adeguatamente agli eventi imprevisti dell’esistenza.
La storia umana fornisce molteplici esempi di questa difficoltà di andare oltre il proprio modo di vedere il mondo: ad esempio, Luigi XVI annotò nella pagina del suo diario alla data del 14 luglio 1789 che “non era successo assolutamente nulla d’importante”, mentre in quello stesso giorno era scoppiata la rivoluzione francese che lo avrebbe portato, nel giro di breve tempo, a perdere prima la corona e poi la testa mediante la ghigliottina.
Al pari del re di Francia, siamo tutti soggetti all’autoinganno al fine di proteggere la nostra autostima e di conservare così la fiducia che le cose andranno sempre come le desideriamo, salvo poi accorgerci che gli eventi raramente si verificano come avevamo previsto inizialmente.
Nel 1964, Milton Rokeach ha condotto una delle ricerche più famose sulla tendenza umana all’autoinganno, mettendo a confronto tre pazienti psichiatrici molto particolari: ognuno di essi era convinto di essere la reincarnazione di Gesù Cristo in persona. Era chiaro fin da subito che nessuno fra i medici e gli psichiatri che avevano in cura questi pazienti sarebbe riuscito, da solo, a convincerli che stavano ingannando se stessi e gli altri: infatti, tentare di persuadere una qualsiasi persona, sofferente o meno di problemi psichiatrici, in genere determina l’effetto opposto, cioè di convincerla ancor di più circa la bontà della sua idea. Perciò, Rokeach pensò di riunirli tutti e tre in una stessa stanza per più volte nel corso di vari mesi, in modo che la loro convinzione di essere il Messia fosse messa a dura prova da un’evidenza esterna altrettanto grande: qualcun altro che sosteneva la stessa e identica cosa. Posti l’uno di fronte all’altro, Rokeach era dell’opinione che alla fine avrebbero messo in discussione le loro idee. Paradossalmente, però, l’unico a rinunciare ai suoi propositi, alla fine, fu proprio Rokeach, il quale ben presto capì di essere lui stesso vittima di un’auto-illusione: credere che bastassero il dialogo e il confronto con l’evidenza contraria, per riuscire a convincere una persona che aveva torto su di una qualsiasi questione.
Dopo ben due anni di durata, questo esperimento sociologico finì per arenarsi tra dispute teologiche infinite, tanto che le discussioni sfociarono molto spesso in vere e proprie risse verbali e fisiche. Nelle intenzioni di Rokeach, il porre i tre pazienti di fronte all'evidente contraddizione per cui più persone sostengono di essere Gesù Cristo, avrebbe fatto in modo che il nonsenso delle loro affermazioni risaltasse con maggiore forza. Tale convinzione, poi rivelatasi un autoinganno, era stata ispirata a Rokeach da un racconto di Voltaire, il quale riferiva il caso di un uomo che, convinto di essere Gesù Cristo, mise in discussione la sua idea dopo essere stato rinchiuso in un manicomio in compagnia di un’altra persona che asseriva di essere Dio.
Le argomentazioni utilizzate dai tre pazienti per spiegare la falsità delle affermazioni altrui, avevano per altro una loro logica e coerenza: per esempio, uno dei tre uomini affermò che se gli altri due fossero stati veramente la reincarnazione di Gesù, allora non sarebbero stati ricoverati in manicomio…
Alla fine dell’esperimento accadde qualcosa d'imprevedibile all’inizio: i tre pazienti smisero semplicemente di discutere e di litigare, per cominciare a parlare di altri argomenti. Rokeach capì allora di aver sbagliato e di essere stato vittima di un autoinganno, quindi decise di lasciare liberi i tre pazienti. La morale di questa storia potrebbe essere la seguente: se è difficile far cambiare idea alle persone, deve comunque passare del tempo (almeno due anni) per far cambiare opinione ai ricercatori che studiano il fenomeno di come si fa a cambiare idea!

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