Il 5 ottobre 2011, Steve Jobs muore a Palo Alto dopo una lunga malattia. Fondatore della Apple, Jobs ha contribuito in maniera determinante a sviluppare e a diffondere l’industria dei computer: proprio a lui si deve l’idea di costruire un computer che fosse utilizzabile da tutti e non solo dai pochi addetti ai lavori, oltre al miglioramento dell’interfaccia grafica e con essa di molte altre funzioni e strumenti (in primo luogo, l’utilizzo del mouse al posto dei comandi impartiti con la tastiera) che ne hanno reso più semplice e intuitivo il funzionamento.
La sua vita è un perfetto esempio di come, pur partendo da condizioni sociali svantaggiate (fu dato in adozione subito dopo la nascita), grazie al coraggio e all’intuito dimostrati di fronte al verificarsi di eventi negativi e imprevisti (Jobs fu addirittura licenziato dalla stessa Apple, la ditta che aveva fondato), si possano sviluppare pienamente le proprie capacità e potenzialità personali.
A questo link http://www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs, potete trovare la versione integrale, sottotitolata in italiano, del famoso discorso che Steve Jobs ha tenuto nel 2005 all’università di Stanford, durante il discorso augurale per i neolaureati. Steve Jobs racconta tre storie che riguardano la sua vita: la prima storia si riferisce all’avere fiducia in se stessi per riuscire ad unire i puntini che collegano le varie parti dell’esistenza di ognuno. Quando decise di lasciare l’Università, per non pesare troppo sul bilancio della sua famiglia adottiva, continuò a credere che le cose per lui sarebbero andate ugualmente bene. Tutto quel che è riuscito a trovare dopo, infatti, guidato dal suo intuito e dalla curiosità, ha ampiamente ripagato Jobs dei sacrifici fatti in quel periodo della sua vita. Ad esempio, l’esperienza acquisita con i corsi di calligrafia e tipografia fu molto utile per migliorare le funzioni grafiche del primo Macintosh.
La seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita. Jobs afferma di ritenersi fortunato, perché in vita sua è riuscito a fare ciò che più amava grazie al lavoro svolto per tanti anni alla Apple. Dopo alcuni anni di collaborazione fruttuosa, accadde un evento assolutamente imprevedibile: essere licenziato dall’azienda che aveva fondato (!) e che aveva contribuito a fare grande. All’epoca, la sua visione del futuro era divergente da quella più ristretta dei suoi soci, che così si allearono fra loro per metterlo in minoranza all’interno del consiglio di amministrazione della Apple: quello che era stato lo scopo principale della sua vita fino a quel momento, andò improvvisamente in frantumi. Nonostante la cocente delusione che aveva subito, Jobs si accorse di amare ancora quello che aveva fatto fino a quel momento della sua vita e decise così di ricominciare da capo. “Non me ne accorsi inizialmente, ma il fatto di essere licenziato dalla Apple fu la miglior cosa che potesse succedermi”. La consapevolezza di poter ricominciare da zero come un debuttante, infatti, portò Jobs ad affrontare con rinnovato entusiasmo le sfide del mercato informatico globale, liberandolo dalle inerzie patite con la vecchia azienda e aprendogli nuove opportunità con le quali sfruttare le sue migliori risorse intellettuali. Dopo un iniziale e comprensibile periodo di scoramento, l’essersi liberato da ogni vincolo consentì a Steve Jobs di entrare nella fase più creativa della sua vita. Probabilmente, niente di tutto ciò che riuscì a realizzare in seguito (come l’aver fondato due nuove aziende per l’animazione digitale, la Next e la Pixar, oppure il matrimonio con sua moglie, o ancora il ritorno alla guida della Apple) si sarebbe mai verificato se non fosse stato licenziato dalla sua prima azienda, perciò Jobs ritiene che il licenziamento che ha segnato la sua esistenza prima in negativo e poi in positivo, sia stato la medicina amara che lo ha aiutato a migliorare la sua vita e a realizzarsi ancora di più.
La terza storia raccontata da Jobs si riferisce alla morte. Quando aveva solo 17 anni, Jobs lesse una citazione da un libro che lo colpì moltissimo: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Da allora, Jobs ha preso l’abitudine di guardarsi ogni mattina allo specchio chiedendosi: “Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". Ogni volta che la risposta è negativa, Jobs capisce che deve cambiare qualcosa nella sua vita per poterla migliorare. La consapevolezza che non siamo eterni ma che tutto prima o poi finisce, diventa in tal modo uno stimolo per cercare di uscire dai momenti d’inerzia che colpiscono tutti durante la propria esistenza e fare qualcosa d’importante per se stessi e gli altri.

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