Intelligenza emotiva e casualità

Intelligenza emotiva e casualità
Manuale di scienza pratica dell'imprevedibile

venerdì 23 settembre 2011

Quanto sono intelligenti le scimmie?





È appena uscito nelle sale cinematografiche il film “L’alba del pianeta delle scimmie”, in cui un gruppo di scimpanzé super-intelligenti diventa la specie dominante del pianeta in sostituzione di quella umana. Interpretato fra gli altri da James Franco, stella emergente di Hollywood, questo film pone delle questioni molto interessanti: quanto sono realmente intelligenti le scimmie? È possibile che la loro intelligenza possa superare quella umana, in futuro?
Per rispondere a queste domande, dobbiamo prendere in considerazione il fatto che le linee evolutive dell’uomo e degli scimpanzé si separano appena 6 milioni di anni fa e quindi sono molti gli aspetti anatomici che condividiamo con i nostri “cugini”, come ad esempio il pollice opponibile o l’espressività del volto nel trasmettere emozioni.
Fra i vari comportamenti “umani” che gli studiosi hanno riscontrato anche nelle scimmie, vi è la capacità molto sofisticata di risolvere problemi attraverso l’uso degli strumenti, come ad esempio di rametti per raccogliere formiche dal tronco di un albero; a un livello simbolico ben superiore, giovani femmine di scimpanzé sono state osservate mentre giocavano con dei bastoncini come se fossero delle bambole.
Gli scimpanzé hanno addirittura dimostrato di possedere risorse cognitive superiori a quelle umane in alcuni ambiti: infatti, un esperimento realizzato di recente in Giappone sembra indicare che gli scimpanzé non soltanto sanno usare con destrezza il linguaggio dei segni, ma che sono in grado di battere gli uomini in alcuni test di memoria a breve termine. In particolare, gli scimpanzé possiedono la capacità di ricordare sequenze di numeri che compaiono in forma casuale sullo schermo di un computer a intervalli regolari, nell’ordine di un secondo, per ricevere così una ricompensa di cibo. È probabile che anche le prime specie di ominidi condividessero con le scimmie questa stessa capacità anticamente, che poi è stata gradualmente persa in favore di altri progressi compiuti nel campo del linguaggio e della memoria a lungo termine. In base alla teoria dell’evoluzione, spesso accade che per sviluppare una o più capacità sia necessario perderne altre: ecco perché la memoria degli scimpanzé funziona in modo diverso dalla nostra e in alcune situazioni dimostra di essere più rapida ed efficiente di quella umana.
Secondo i primatologi, attualmente gli scimpanzé e i gorilla di pianura possiedono capacità intellettive simili a quelle dei bambini piccoli, con un Quoziente Intellettivo (QI) che varia tra 75 e 90 calcolato su scala umana (il valore 100 sarebbe considerato normale). Nulla vieta che in un futuro prossimo o lontano, questi animali possano teoricamente sviluppare una forma d’intelligenza simile o superiore alla nostra, anche se purtroppo la continua e progressiva distruzione del loro habitat naturale, la diminuzione delle fonti di cibo e la diffusione delle malattie stanno decimando il numero dei primati. Comunità di scimmie più piccole e isolate (basti pensare che 50 anni fa in Africa vivevano un milione di scimpanzé mentre oggi ne sopravvivono appena 150 mila) comportano minori scambi culturali e questo significa anche una maggiore difficoltà di sviluppare le capacità intellettive già esistenti oppure di compiere “salti” evolutivi ulteriori.
Se gli scimpanzé potessero davvero sviluppare una super-intelligenza, è probabile che essa assumerebbe una forma difficile da riconoscere per noi esseri umani, abituati a ragionare in termini di categorie umane e con un punto di vista sul mondo e sulle cose che sarebbe ben diverso rispetto a quello dei nostri cugini.


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